Prefazione | Piccolo vocabolario del dialetto aiellese

di Bruno Pino
Esistono, in ogni dialetto, parole sepolte sotto strati e strati di oblio. Ogni generazione di parlanti dialettofoni se ne lascia alle spalle una quantità importante. Chi, per esempio, tra i giovani e giovanissimi lettori di questo libro conosce termini come picuozzu, ‘ndirillu, cannacca o coffa, o ancora verbi come camardare e ‘mpurrare? Probabilmente nessuno o quasi; e pure i più anziani, per esigenze comunicative ed omologandosi al linguaggio delle generazioni successive, ne hanno attenuato o addirittura rimosso l’uso. Sono lessemi che appartengono alla nostra storia e che oramai, salvo qualche rara eccezione, più nessuno adopera nel linguaggio quotidiano.
Grazie al paziente e puntuale lavoro di scavo, di ricerca che gli Autori hanno portato avanti con passione e dedizione, pagina dopo pagina, potremo riacquisire una parte significativa del nostro patrimonio lessicale ed etnografico. “Poca”, o se volete, dunque, scorrendo le pagine del libro di Gaetano Coccimiglio e Pietro Pucci, entrambi cultori del dialetto locale – geometra e funzionario del Corpo Forestale in pensione, il primo, oltre che poeta vernacolare di particolare acume; già brillante docente di matematica e mio professore al Liceo, il secondo – si potranno ritrovare, con piacevole sorpresa, parecchie parole che credevamo perdute per sempre, e molte altre invece che ancora fanno parte dell’attuale bagaglio dialettale paesano; o vecchi “ditteri” della cultura contadina, appartenenti a campi lessicali “sorpassati” dalla contemporaneità.
Il corposo volume è organizzato in due parti. La prima dedicata al lessico (A-M e N-Z) in cui i termini compaiono in ordine alfabetico, corredati da esempi d’uso in dialetto, arricchiti con citazioni di poesie, proverbi, canzoni, ecc., con traduzione in italiano e spesso con la provenienza etimologica; l’altra, invece, raccoglie proverbi suddivisi per argomento (l’amicizia, amore, i parienti, gli animali, condizioni atmosferiche, il denaro, la morte, a luci rosse, la salute, la fortuna, il vino); e modi di dire.
In definitiva, un libro-baule, questo di Coccimiglio e Pucci, dove cercare il senno perduto della nostra società smemorata, che ogni Aiellese dovrebbe tenere, non in soffitta, ma sempre a portata di mano. Per sé e per i propri figli.

Introduzione | Piccolo vocabolario del dialetto aiellese

di Eugenio Medaglia

Quando l’amico Pietro Pucci mi ha chiesto di scrivere un’introduzione al suo “Piccolo Vocabolario”, scritto assieme a Gaetano Coccimiglio, in cuor mio, l’ho ringraziato così tanto che avrei invidiato qualsiasi altro l’avesse fatto al posto mio. 

A dire il vero ho invidiato pure lui perché è stato sempre il mio sogno recondito quello di ricercare le parole ormai pronte a morire, ma che conservano ancora tanta freschezza e tanta carica semantica. 

Questa opera, che io considero un gioiellino da tenere gelosamente custodito in uno scrigno, non nasce nelle aule universitarie o nelle biblioteche. Nasce in piazza, o meglio supra u parapiettu. Come un gioco e per gioco si avvale dell’apporto di chi c’è, de chine se fa lla chiazziata. 

L’autore è un pò come Omero, raccoglie ciò che sente dire. Ma questo atto del raccogliere si trascina dietro un grande merito: ci permette di ricordare. Il “Piccolo Vocabolario” è dedicato ai giovani affinché sappiano ed ai meno giovani affinché non dimentichino. 

Ma io vi leggo dietro, o meglio dentro, un’altra grande esigenza vitale, quella di non rassegnarsi alla morte. Oggi la lingua tende ad universalizzarsi. I computer, i telefoni cellulari, l’accesso alle reti telematiche, la globalizzazione delle comunicazioni e dei pensieri, impongono un linguaggio universale. Parole come internet, file, spam, account, e-mail, formattazione, porta USB, ed un fiume di tante altre sono diventate o stanno per diventare universali e sarebbe un guaio se non lo fossero ed una tragedia se si tornasse indietro. Il matematico e filosofo Leibniz nel pensare alla progettazione di macchine calcolatrici aveva sentito l’esigenza, in tempi non sospetti (XVII secolo), di creare una lingua che avesse una “characteristica universalis”. Con ritardo, ma eccolo accontentato. I grandi sono grandi non perché sono nati prima di noi, ma perché vedono molto lontano. Una lingua universale è capace di raggiungere e coprire la totalità, ma perde di intensità. Cade quella che si chiama carica semantica in relazione inversa a quella che è la forza estensionale del linguaggio. La moderna linguistica, le scienze neurologiche, la logica matematica da Wittgenstein fino a Chomsky hanno ampiamente dimostrato che la lingua non riflette una oggettiva immagine del mondo, ma ci restituisce piuttosto una visione del mondo, un modo di pensare, di sentire, di godere, di ridere, di vivere il mondo. Perciò quando una parola muore con essa svanisce una parte di comunità. Ecco perché il “ Piccolo Vocabolario “ rappresenta l’esigenza di resistere a questa morte. La vita che c’è dentro le parole è unica ed irripetibile. Mentre una parola come blog la conoscono in Australia così come in Lapponia, una parola come pucchia ha un ambito estensionale molto più ristretto. Ma ha una potenza di significato o forza espressiva inversamente proporzionale alla sua estensione. Il concetto meriterebbe ben altro spazio per poter essere compreso appieno ma io voglio solo scrivere un’introduzione e non un trattato. 

Molte parole dialettali in realtà sono intraducibili nella lingua italiana e se sono state tradotte è solo per rendere il libro più leggibile e non per rendere un servizio al significato. A questo scopo, dove è stato possibile si è cercato di risalire all’origine etimologica della parola e si è visto che le radici affondano nel greco antico, nel latino, nella lingua araba, nello spagnolo e nel francese. Non è una semplice archeologia linguistica che si è voluta fare (pur anche interessante), ma si sono raggiunti due risultati. Da un lato l’origine della parola ci racconta la nostra storia e quindi è un autentico documento storico che tradisce l’origine greca di Aiello, una lunga storia latina, una dominazione araba, spagnola e francese. Dall’altro l’origine della parola cerca di restituirci quella carica semantica che la fredda resa in italiano ci farebbe perdere. Mi piace ricordare che già Dante Alighieri si lamentava che la lingua italiana (il volgare) non gli offriva parole abbastanza “ aspre e chioccie “ per descrivere il paesaggio infernale. 

Il “Piccolo Vocabolario” non è chiaramente completo. Qualcun altro si faccia avanti. Ciò che emerge è solo la punta dell’iceberg. Molto purtroppo è andato definitivamente perso. Mancano le migliaia di parole legate al mondo dell’agricoltura e della campagna. Mancano le parole legate alle arti ed ai mestieri, i nomi degli utensili di lavoro, degli animali, delle cure mediche. Chi sa se, chi sa quando si potrà recuperare tutto ciò. Intanto è stato fatto un lavoro prezioso ed io nel leggerlo mi sono divertito da matti. 

Ho trovato di grande saggezza l’inserimento qua e là di qualche poesia in vernacolo. Ad Aiello manca una letteratura e quando c’è non bisognerebbe perderne neanche una goccia. 

Infine la cosa che mi ha più entusiasmato è la raccolta dei proverbi e dei modi di dire. Il proverbio ci presenta con una schiettezza disarmante una ingenua ma profonda visione del mondo. Per favore, fino a quando è possibile, non sciupiamo questa ricchezza.

Biografia di Giulio di Malta

Giulio di Malta è nato ad Aiello Calabro il 22 Gennaio 1933 da Valerio, Ingegnere e da Trapuzzano Lina casalinga. E’ stato alunno delle elementari in Aiello fino al settembre 1942, quando, convittore interno, è stato iscritto alla quinta elementare del Nobile Convitto Mondragone di Frascati. Con i Gesuiti ha trascorso i primi due anni della scuola media, ritornando quindi a Cosenza dove ha frequentato il Liceo Scientifico” G Scorza” conseguendo la licenza liceale nel Luglio 1954. Iscritto alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Napoli, frequenta i corsi fino al Settembre 1958 quando, per la morte prematura del padre, ha dovuto dedicarsi ad amministrare il consistente patrimonio agricolo di famiglia, consentendo al fratello Stanislao, di portare a termine i suoi studi di dottore in legge. Fin da piccolo, Giulio di Malta, ha avuto un occhio di riguardo per lo studio della lingua italiana, della storia dei popoli, del disegno, della pittura questo perché ha avuto la fortuna di aver avuto ottimi insegnanti nelle scuole superiori. Il professore Mario Dionesalvi per l’italiano, Spadafora per la storia e filosofia e Michele Berardelli per il Disegno, sono stati dei Maestri che hanno fatto amare le materie da loro insegnate. Nella seconda decade del Mese di maggio 1953, insieme al compagno di classe, Franco Fazzari, miglior alunno delle due sezioni A e B della quarta classe del Liceo Scientifico” G. Scorza” di Cosenza, viene premiato con la partecipazione ad un corso accelerato di studi aeronautici e di pilotaggio sui Macchi 305, indetto dal Ministero dell’Istruzione, per cinquanta alunni delle scuole superiori del Meridione, quale miglior alunno studioso della lingua italiana. Il Corso si è svolge a Roma alla struttura aeronautica di Centocelle guidato da un Maggiore dell’Aeronautica Militare, del quale non ricordo il nome, con la presenza assidua del recordman dell’epoca di “Paracadutismo Acrobatico Aeronautico” Capitano Cannarozzo. L’aver avuto il professor Dionesalvi, insegnante di italiano alla sezione B del quarto anno del Liceo Scientifico, è stata manna del cielo per Giulio di Malta, perché, leggendo le prime sue poesie, scritte negli anni cinquanta, guidate da “U Vecchiariellu,” anno 1951, l’insegnante, si è rende conto delle doti del suo alunno è lo consiglia e stimola a leggere qualche lavoro dei poeti in lingua dialettale delle passate generazioni, dai quali avrebbe certamente appreso cose interessanti e validissime, riguardanti le opere di calabresi che hanno meritato i riconoscimenti che hanno avuto in campo nazionale ed internazionali. Con la poesia “U Vecchiariellu”, Giulio, manifesta con chiarezza, sin da giovane, la sua appartenenza al Verismo che ha avuto in Verga il maggior esponente primordiale. Il Catanese, fondatore della corrente di pensiero, che è frutto prelibato del Meridione, salito sul treno in partenza da Catania, ha raggiunto i luoghi più impensati ed ancora oggi, alle soglie del duemila, è in viaggio tranquillo e spedito quanto mai. Dopo Verga, Giulio, ha scoperto, già studente all’Università di Napoli, Di Giacomo, i De Filippo e Gioacchino Belli e Trilussa. Di quest’ultimo, Giulio, ha letto tutto quello che ha trovato in giro ed assimilato, in tutte le sue sfaccettature, i contenuti del suo “mondo poetico”, innamorandosi, soprattutto, della favolistica del terribile uomo di Trastevere temuto, ma rispettato dai politici dell’epoca, per la sua penna tagliente come un rasoio. La lettura e lo studio, infine, di” Duonnu Pantu”, della Favolistica di” Butera” e di alcune delle poesie di “Ciardullo”, hanno indicato la via da percorrere per cercare e fornirsi di un mondo poetico tutto suo, inconfondibile, molto comprensibile. Giulio ha imboccata e percorso tale via, partendo dalla gavetta. Si è creato, così, un suo stile improntato per lo più sulla perfezione metrica e su un contenuto che deriva dal mondo reale, agricolo nel quale, per sua fortuna, ha vissuto. Questi’, che è privo di sfaccettature qualunquiste ed irreali, lo ha aiutato molto a salire le scale della conoscenza, principalmente, del mondo sociale che era agli albori in Italia. Nel 1959, causa grave lutto in famiglia, è costretto a improvvisarsi Imprenditore agricolo a titolo principale, dedicandosi a dirigere l’Azienda di famiglia, essendo impegnato col fratello, a non trascurare gli studi universitari. L’assottigliarsi, nel giro di un anno, delle entrate agricole, vitali per la sopravvivenza della famiglia trasferitasi nel Gennaio 1959 a Napoli ed il bassissimo quantitativo di olio ricavato, nella invernale campagna olearia successiva, impongono un’indagine accurata dell’accaduto. La causa viene subito individuata ed è palese perché la vegetazione delle piante è ottima. Lo scarso raccolto l’ha determinato la lontananza “dell’occhio del Padrone” e i due fratelli corrono subito ai ripari rientrando nell’Ottobre 1962 in Calabria. La Famiglia si trasferisce da Napoli alla natia Aiello e l’Artista, improvvisandosi imprenditore agricolo, si dedica a guidare la Grande Azienda Agricola di famiglia sita in territorio di Cleto. Grazie al suo curriculum universitario, per due anni fa l’insegnante di matematica alla prima scuola Media Unificata dell’Obbligo, che vuole essere ed è, una rivoluzione sociale di vastissima portata, il primo anno a Cleto, il secondo ad Aiello Centro. Da insegnante, ad Aiello, diventa amico fraterno di Francesco Tosti di Cingoli, Professore di disegno alla Scuola Media e da questi viene stimolato a coltivare oltre che le campagne calabresi, anche il sistema di tramandare ai posteri le bellezze ed i colori della punta dello Stivale, tentando di riportarle sulla tela, nel modo più veritiero possibile. E’ così che Giulio, a partire dal 1960 riinizia a dipingere su carta con tempera e acquerello scorci di vedute agricole, scorci cittadini, nature morte. Forte degli insegnamenti liceali del Professor Michele Berardelli, di cui è stato uno dei pochi pupilli, tanto da avere un voto altissimo di ammissione alla licenza liceale. Stimolato e spinto dei consigli dell’amico Francesco, Giulio inizia a praticare la Pittura e completa la triade di discipline amate e praticate nella sua vita; il calcio e l’atletica leggera in gioventù, il tifo per i colori rossoblù del Cosenza Calcio e della Juventus a livello nazionale. Nell’atletica leggera nel 1952 ha vinto gli ottanta metri di corsa veloce, nella rassegna annuale degli Istituti scolastici provinciali, con la casacca del “Liceo scientifico Scorza” di Cosenza, con un tempo eccezionale, per quegli anni 9,2 secondi, con equipaggiamento arrangiato e scarpette da tennis eguagliato, l’anno seguente, con la casacca del “Liceo Classico B Telesio” dal Fratello Stanislao. Amante del giuoco del calcio giocato, a partire dal 1945 ‘si innamora, grazie a Silvio Piola, che non milita più nella Lazio di Roma, del colore bianconero delle Zebre Iuventine di cui diventa grande tifoso anche se di seconda piazza. Lupi della Sila e Zebre Bianconere, ancora oggi fanno parte in egual misura del suo mondo fantastico che ogni uomo possiede nel suo inconscio e non lo baratta con nessun tesoro di questo Mondo. Con la pubblicazione di” Lupi Alé! E di Juventus 1914, volumetti in lingua dialettale aiellese, in cui, con schede tecniche dettagliate, immortalizza, con le dovute proporzioni, alcuni dei maggiori Calciatori che hanno indossato, nel corso degli anni, le due amate maglie. In gioventù, negli anni del Liceo, nel triennio 1951-1953, ha giocato a calcio nel settore giovanile di Cosenza, campionati Juniores militando, il primo anno, con il compaesano, Mario Naccarato ed un folto gruppo di ragazzi di Grimaldi, nella” Juventina Libertas” di Cosenza. Nei due anni seguenti nella Mitica” Politano” del Quartiere Rivocati, fondata, finanziata ed allenata dal prof. Lelio Monaco. Con la” Politano”, sempre militando nel settore giovanile, Giulio di Malta, giocando a centravanti o ad esterno sinistro, ha vinto, a livello provinciale, tutto ciò che c’era da vincere con il record di aver impattato una sola partita nel corso del campionato. Trascrivendo quella formazione tipo ed il nome di alcune riserve si vuole fare un omaggio ad un gruppo di giovani che, pur dotati di talento, non hanno avuto, dato i tempi e le possibilità riservate solo ai figli delle Regioni del Cento Nord della penisola. Infatti giovani calciatori calabresi e di Cosenza in particolare, hanno avuto la possibilità ed il privilegio di essere chiamati ad allenare la prima squadra della città, per tutto il corso dei due campionati di serie B disputati, un giovedì si ed uno no. Per questo motivo hanno giocato contro elementi che hanno militato in serie A come i vicentini Sergio Campana e Borgo, l’udinese portiere Dinelli, il Terzino Fontana, il Palermitano di Rogliano Pavesi. La formazione tipo della Politano dell’epoca, nella quale Giulio di Malta, diciottenne ed anche uno degli anziani ha militato, era composta da Giordano o Sorrentino in porta quindi Florio Gigino, Gagliardi Alberto e Crispo trio difensivo, De Rango e Pietro Florio, mediani, Coscarella mezzala di regia, Pellegrini I Fantasista, Briglio o Santangelo ala destra, di Malta o D’Angelo e Ricchio punte, Mario Canonaco e Gino Pagliuso Jolli, Pellegrini II e De Gaetano eventuali sostituti degli attaccanti. Per quanto riguarda il tifo calcistico, Giulio è stato esponente massimo per oltre dieci anni del “Tifo Organizzato Rossoblu”, facendo il Presidente, per oltre dieci anni ed il Vice Presidente per altri dieci, nel “Centro Coordinamento Club Rossoblu”, a cui erano affiliati, i trentacinque clubs del Cosenza Calcio della Provincia e i tre di fuori. Per quanto riguarda la Pittura, Giulio di Malta, ha tenuto la sua prima mostra nella Primavera de 1972 alla Galleria 98 di Cosenza, stimolato dal proprietario Vincenzo Morelli, ottenendo un grande successo di visitatori, che hanno acquistato tutte le opere che l’autore ha voluto vendere. Stimolato dal successo e consigliato dall’esperto gallerista, Giulio inizia il suo cammino di artista, frequentando le Gallerie della città ed in modo particolare la Galleria 98, covo e residenza di vecchi “Marpioni” e di Matricole vogliose di apprendere. A Partire dal 1972, Giulio di Malta conduce le sue battaglie su quattro fronti uno più bello dell’altro, uno più difficile dell’altro; per crescere i figli, fa l’Imprenditore Agricolo, per Hobby e soddisfazione professionale, il Grafico e Paesaggista, per vocazione il Poeta in Lingua italiana e Dialettale, trasferendo su pagina scritta l’idioma aiellese fin dal 1951 in Lingua dialettale Aiellese. Per questo motivo, Giulio è prima ricercatore, poi scrittore e cultore. Nella sua sessantennale peregrinazione con lavori in lingua aiellese si cimenta in tutti i campi dello scibile. Scrive poesie di tutti generi e strutture, poemetti, favole, pezzi di teatro, schede tecniche, di calciatori del Cosenza Calcio 1914 e della Iuventus di Torino, racconti in versi ed oltre cinquanta elegie in lingua volgare ed aiellese che il Comune Di Aiello Calabro ha voluto fossero raccolte in volume e pubblicate con il titolo” L’Antichi”. Nel decennio 1972=1982, ogni domenica, tempo permettendo, con il Gruppo 98 di Artisti Cosentini, partecipa dall’Aprile a fine Luglio ad estemporanee, con esposizione e vendita in piazza, in moltissime cittadine e paesi calabresi e conosce e fa amicizia con giovani artisti quali Sicilia, Coluccio, Bitonti, Negro, Vigna, Bria, Falivena, Marmugi, Filosa, Mario Mauro ed altri che onoreranno un’epoca irripetibile della Provincia. Dal 1980 al 1982, conduce settimanalmente la trasmissione in lingua dialettale calabrese “l’Altra Lingua u Calavrise un anno su Radio Lancillotto”, e due poi su Radio Queen con la collaborazione di Maria Chiappetta e Raffaele de Marco. Nel 1982, Giulio ha uno spazio televisivo su “Teleuno” e conduce con l’amico Arcuri sedici trasmissioni dal medesimo titolo “L’Altra lingua, U Calavrise”. Negli anni successivi fino al 1990 la trasmissione condotta su Radio Queen sarà effettuata in TV su Rete Alfa e per molti anni su Telespazio Calabria con la partecipazione e presentazione al pubblico Calabrese e parzialmente siciliano e pugliese. Vengono intervistati e presentati ai telespettatori i maggiori poeti viventi da Achille Curcio a Salvatore Filocamo, da Funari ad Alvaro, da Gaetano Coccimiglio a Polistena. Nel 1990, Giulio viene eletto Presidente del Centro Coordinamento Clubs del Cosenza Calcio 1914 e l’elezione comporta la fine delle trasmissioni televisive e parzialmente anche dell’attività artistica grandi opere. Dal 1990 al 96, Giulio, fa il Presidente del Tifo organizzato partecipando a manifestazioni, incontri, attività calcistiche inerenti e trasmissioni sportive su tutte le reti televisive specie su Telespazio Calabria dove settimanalmente è ospite dell’amico Riccardo Giacoia. Con Riccardo forma coppia agguerrita sempre pronta a difendere i colori rossoblu allora militanti i serie B. Nel periodo1991-1999 Giulio, oltretutto, tralascia di dipingere grandi quadri e si dedica anima e corpo alla realizzazione di miniature fino al formato cm 2×2, rappresentanti paesaggi e scorci calabresi di panorami, vie, palazzi su pietre di mare ed in seguito su piccole tavolette di legno d’ulivo o di pino canadese. Nello stesso periodo realizza, guasciandole con inchiostro di china o acquerello, grafiche artistiche di scorci di vie paesane o cittadine, panorami di antichi castelli, personaggi aiellesi e familiari. In questo periodo l’artista inizia il riordino di tutto ciò che ha scritto in prosa ed in versi, memorizzando il tutto su dischetti CD pronti ad essere dati alla stampa in qualunque momento. Il riordino fatto con una certa cura, porta alla pubblicazione del secondo volume delle poesie in lingua aiellese “Quatri d’Aiellu” casa editrice Pellegrini; “Nuozzuli” raccolta di liriche concernenti oggetti ritenuti erroneamente inutili ma di valore storico; “U Nocchieru” raccolta di liriche riguardanti la vita e l’operato di S.S. Papa Carol Wojtila dichiarato Santo dalla Chiesa Cattolica dopo pochi anni della sua morte e ritenuto da molti studiosi il Personaggio più importante del Ventesimo Secolo. Subito dopo viene dato alle stampe con tiratura di appena cinquanta copie, “Un Ve Spagnati” , volumetto di liriche dedicato a Papa Francesco I. La produzione artistico letteraria dell’Artista Giulio di Malta è foltissima ed è difficile quantificarla. Si tratta di un vastissimo numero di liriche, oltre cinquecento, tra cui ben settanta elegie per lo più in Lingua dialettale Aiellese, circa cinquanta favolette ed un centinaio di Racconti di vita vissuta nel Circondario di Aiello, Cleto, Gizzeria, Amantea, nella seconda metà del ventesimo secolo. A titolo informativo esso elenco è composto dai volumi: Quatri D’Aiellu primo volume, Quatri D’Aiellu secondo volume, Nuozzuli, LupiAle!, “UNocchieru, “Un Ve Spagnati”. I “Racconti del Frantoio”, “L’Antichi”, “C’ere nna vota Aiellu”, “Liberazione di Gizzeria”, “Na vota… Jazzaria”. Un volumetto di liriche sul calcio “Lupi Ale!” che risultano essere schede tecniche in lingua aiellese di tutti i calciatori e dirigenti del Cosenza Calcio 1914 guidata da Bruno Giorgi. Questa grande squadra, è quella che, solamente una serie di gravi errori arbitrali del sig. Rosario lo Bello, nell’ultima partita svoltasi a Cosenza con l’Udinese, non ha fatto salire in serie A, facendo terminare la partita zero a zero, risultato favorevole ai Friulani. Quindi “Quattro Stelle Juventus”, volume in ldioma aiellese che in effetti è, a sua volta, una raccolta di schede tecniche che più o meno vorrebbero descrivere personalità e immagine fisica di una cinquantina di calciatori che negli ultimi sessant’anni, hanno rivestito la mitica casacca bianconera; “I Racconti del Frantoio,” raccolta di dodici racconti di vita vissuta dall’autore durante gli anni cinquanta sessanta, svolgendo l’attività di imprenditore Agricolo e gestendo, oltretutto, il Frantoio aziendale abilitato legalmente a lavorare anche per Conto terzi; “L’Eroica Balilla di casa Trapuzzano”, dedicato al nonno materno Tito che, nella prima decade del Settembre 1943, con grande coraggio ha affrontato, con la vecchia Balilla di famiglia, il pericolosissimo viaggio di andata e ritorno Gizzeria, provincia di Catanzaro Frascati per riportare a casa il nipote Giulio di Malta bloccato dagli eventi bellici dell’epoca nel Nobile Convitto “Mondragone” di Frascati ospite dei Gesuiti. Dal Gennaio 2000 all’Aprile 2012 Giulio risiede a Roma a causa di una gravissima malattia che, nel 1999, ha colpito la moglie e rientra a Cosenza nel Giugno 2012 ove attualmente risiede abitando in via Pasquale Rossi n 49. “Per meriti artistici”, Giulio è stato chiamato a far parte dell’Accademia Cosentina “G Parrasio”.

Il Piccolo Vocabolario del dialetto aiellese


Il Piccolo vocabolario del dialetto aiellese è un progetto nato qualche anno fa da Gaetano Coccimiglio e Pietro Pucci, cultori entrambi del dialetto locale. Il volume – a cui ha collaborato Eugenio Medaglia – è stato stampato nel 2009 col Patrocinio del Comune di Aiello Calabro. Secondo la volontà degli Autori, il Piccolo vocabolario è solo la base di partenza per essere implementato. Per questo è online ed aperto al contributo di ognuno di voi. Se nella consultazione noterete parole mancanti potrete segnalarcele nello spazio dei commenti. Grazie anticipate!

Piccolo vocabolario del dialetto aiellese su ISSUU

“Parra cumu t’ha fattu mammata”… per non scordarci del nostro dialetto

“Parra cumu t’ha fattu mammata”… per non scordarci del nostro dialetto.

L’iniziativa della tutela e riscoperta del dialetto, che da 4 anni viene sostenuta dall’Unpli e che si celebra con diverse iniziative in tutta Italia il 17 gennaio (e anche nei giorni seguenti), è certamente meritoria. La Pro Loco di Aiello Calabro, proprio perché ritiene molto importante il patrimonio linguistico locale, intende dare il proprio contributo alla manifestazione dell’Unpli, promuovendo a breve la pubblicazione online del volume “Piccolo vocabolario del dialetto aiellese”, di Gaetano Coccimiglio e Pietro Pucci (con la collaborazione di Eugenio Medaglia), stampato nel 2009 col Patrocinio del Comune di Aiello Calabro.
Appena possibile, la raccolta del lessico dialettale del paesino in provincia di Cosenza sarà disponibile sul blog www.dialettoaiellese.blogspot.com 
Come nelle intenzioni degli autori, il vocabolario rappresenta solo una base di partenza. L’auspicio è quello di essere implementato, attraverso vari e preziosi contributi dei parlanti dialettofoni, con altri lessemi e modi di dire dimenticati.
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Il piccolo vocabolario del dialetto aiellese
Esistono, in ogni dialetto, parole sepolte sotto strati e strati di oblio. Ogni generazione di parlanti dialettofoni se ne lascia alle spalle una quantità importante. Chi, per esempio, tra i giovani e giovanissimi conosce termini come picuozzu, ‘ndirillu, cannacca, coffa, o ancora verbi come camardare e ‘mpurrare? Probabilmente nessuno o quasi; e pure i più anziani, per esigenze comunicative ed omologandosi al linguaggio delle generazioni successive, ne hanno attenuato o addirittura rimosso l’uso. Sono lessemi che appartengono alla nostra storia – nel caso di specie a quella di Aiello Calabro, in provincia di Cosenza – e che oramai, salvo qualche rara eccezione, più nessuno adopera nel linguaggio quotidiano.
Tante di queste parole dimenticate e non più in uso, sono state raccolte, qualche anno fa, grazie al paziente e puntuale lavoro di scavo, di ricerca di Gaetano Coccimiglio e Pietro Pucci, in collaborazione con Eugenio Medaglia, Autori del Piccolo Vocabolario Aiellese. Grazie a questo studio abbiamo potuto riacquisire una parte significativa del nostro patrimonio lessicale ed etnografico. Scorrendo le pagine del libro di Coccimiglio e Pucci, entrambi cultori del dialetto locale – geometra e funzionario del Corpo Forestale in pensione, il primo, oltre che poeta vernacolare di particolare acume; già brillante docente di matematica e mio professore al Liceo, il secondo – si possono ritrovare, con piacevole sorpresa, parecchie parole che credevamo perdute per sempre, e molte altre invece che ancora fanno parte dell’attuale bagaglio dialettale paesano; o vecchi “ditteri” della cultura contadina, appartenenti a campi lessicali “sorpassati” dalla contemporaneità.
Il corposo volume, oltre ai termini lessicali, corredati da esempi d’uso in dialetto, arricchiti con citazioni di poesie, proverbi, canzoni, ecc., con traduzione in italiano e spesso con la provenienza etimologica, comprende pure una raccolta di proverbi suddivisi per argomento (l’amicizia, amore, i parenti, gli animali, condizioni atmosferiche, il denaro, la morte, a luci rosse, la salute, la fortuna, il vino); e modi di dire.
In definitiva, siamo di fronte ad un libro-baule dove cercare il senno perduto della nostra società smemorata, che ogni Aiellese dovrebbe tenere, non in soffitta, ma sempre a portata di mano. Per sé e per i propri figli.
Qualche nota sul dialetto aiellese
Il territorio di Aiello Calabro – a circa 45 km a sud-ovest di Cosenza – si situa al confine tra la Calabria cosentina e quella catanzarese. Tenendo conto della suddivisione della Calabria linguistica di J. Trumper e M. Maddalon, composta da cinque gruppi dialettali, l’area in esame è inserita nel gruppo due, ed è parte dell’isoglossa Falerna-Isola Capo Rizzuto, che divide appunto il gruppo due dal gruppo tre.
L’area dialettale, che risulta essere una zona di “transizione”, in base alle isoglosse riguardanti il vocalismo tonico, appartiene all’area cosentina in cui è presente una situazione di compromesso fra il vocalismo tonico siciliano e quello napoletano. Si differenzia, invece, dall’area cosentina in base alle isoglosse che riguardano il consonantismo. Per esempio, notiamo nel cosentino i fenomeni di assimilazione di mb>mm e nd>nn, e di cacuminalizzazione di ll>ddr, che nell’area aiellese non vengono attestati. Ancora, notiamo nel cosentino la sonorizzazione delle occlusive sorde p-t-k, che nell’aiellese vengono pronunciate come sorde e con una leggera aspirazione, ma del resto questo è un fenomeno pancalabro. È evidente però che la differenziazione fra i vari dialetti non può basarsi solo sulle isoglosse fonetiche, ma bisognerà considerare le sostanziali differenze lessicali, morfologiche, grammaticali e semantiche.
Tuttavia, per una analisi scientifica del dialetto calabrese, ed aiellese in particolare, si rimanda – oltre a quella classica del tedesco Gerhard Rolfhs – all’Atlante linguistico etnografico della Calabria realizzato, con il contributo del Comune di Aiello Calabro e dell’Istituto Comprensivo locale, a cura del Laboratorio di Fonetica dell’Unical (giugno 2004). Nella ricerca, coordinata dal dialettologo J. Trumper, è presente una sezione dedicata al nostro paese in cui si esamina fonetica, lessico (relativamente al “ciclo del baco da seta”), e toponomastica.
Altre pubblicazioni e iniziative pro dialetto
Oltre agli studi dell’Università della Calabria e al vocabolario di cui abbiamo appena parlato, in passato diverse sono state le iniziative a tutela e riscoperta del patrimonio dialettale locale. Sono stati pubblicati libri di poesie di Mario Pucci, Gaetano Coccimiglio, Giulio di Malta, Peppe Verduci. Anche se non dati alle stampe, poeti come Domenico Medaglia hanno firmato componimenti molto apprezzati. Da segnalare, inoltre, la bellissima iniziativa “Serata di poesie”, con i poeti summenzionati, organizzata per alcuni anni durante la stagione estiva dal circolo culturale Il Castello. Aggiungiamo, inoltre, le varie rappresentazioni in dialetto aiellese della Compagnia Teatrale Aiellese che dal 1993 allieta il pubblico non solo locale, mantenendo viva la nostra parlata.
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