Antichi Borghi di Calabria. Presentati a Cleto progetti didattici dell'Università di Venezia per la valorizzazione del Centro storico

L’Amministrazione Comunale di Cleto ringrazia il Magnifico Rettore dell’Università di Venezia, i Docenti Armando Dal Fabbro, Pierluigi Grandinetti, Paolo Faccio, Anna Saetta e tutti gli studenti del Laboratorio integrato, per il lavoro di studio e di progettazione che hanno fatto.

Si ringraziano i Sindaci di Aiello Calabro, Altilia, Belmonte, San Mango, Longobardi e l’Assessore Regionale alla Cultura e Beni Culturali Maria Francesca Corigliano per la partecipazione al seminario ed ai lavori.

Obiettivo programmatico dell’Amministrazione è quello di dare al paese un ruolo di centro abitativo, che è quello per cui i borghi sono nati e costruiti, per poi lavorare su progetti di ricettività turistica che devono venire in una seconda fase.

L’idea che l’Amministrazione ha sviluppato con l’Università di Venezia è quella di uno studio propedeutico alla progettazione ed alla ricerca di risorse, che non deve cancellare il passato ma lo deve valorizzare.

Molta attenzione è stata prestata allo studio dell’architettura ipogea e alla dresda, particolari costruzioni sotto molti punti di vista spartane ed essenziali, che rispecchiano la vocazione agricola del comune di Cleto.

La presentazione dei lavori e dei progetti esecutivi nella giornata di ieri è un punto di partenza. Gli elaborati, di valore e spessore culturale immenso, che la IUAV ha concesso gratuitamente al Comune di Cleto, saranno utilizzati come strumento per accordi con patner privati, secondo un preciso indirizzo programmatico.

Le idee, lo studio e le modalità d’intervento, spiegate con grande competenza dai docenti, saranno compendiate in delle linee guida e recepite in un regolamento dall’Amministrazione per valorizzare ancora di più l’idea di conservazione e di paese in cui al centro debbono esserci le persone residenti che lo abitano.

L’Amministrazione Comunale di Cleto ha la consapevolezza che per ridare dignità abitativa al paese è necessario il coinvolgimento di altre componenti, prima tra tutti l’imprenditoria privata, con denaro da investire, poi quella locale, che ha un rapporto diretto e particolare con la terra e con i suoi prodotti da valorizzare in un’idea di turismo lento, è indispensabile anche il coinvolgimento delle Associazioni e di tutte le persone che operano sul territorio.

Così come non dovrà mancare l’impegno dell’Amministrazione che da parte sua continuerà a lavorare garantendo imparzialità e buon andamento, perchè non può esserci sviluppo in un paese senza la banda larga, la digitalizzazione, una buona raccolta differenziata,un bilancio sano, un PSA con una programmazione integrata con i comuni del comprensorio, un efficientamento della rete di illuminazione, la revisione della fiscalità passiva, l’accoglienza degli stranieri,la manutenzione della viabilità.Obiettivi questi in buona parte gia raggiunti e sui quali l’Amministrazione sta lavorando impegnando molte energie.

70 anni fa, si esauriva il progetto di unificazione di Aiello, Cleto e Serra

Il sedici maggio del 1928, per gli effetti del Regio Decreto 9 aprile di quell’anno, e in virtù del Decreto prefettizio del 7 maggio che fissava la data effettiva di unificazione al 15 dello stesso mese, i centri abitati di Aiello, Cleto e Serra erano divenuti un unico comune. Nel giugno di 70 anni fa, invece, l’esperienza della nuova Aiello si concludeva definitivamente con l’autonomia di Serra raggiunta nel 1937, e dopo che Cleto aveva riacquistato la propria nel 1934. Come hanno spiegato Massimiliano e Fausto Cozzetto in una pubblicazione dal titolo “Fascismo e vita civile: Aiello Calabro, Cleto e Serra Aiello 1928-1937”, promossa nel 2003 dall’allora assessorato alla cultura del comune di Aiello Calabro, il progetto era stato fortemente voluto dal prefetto Agostino Guerresi, nativo di San Lucido e dal Podestà Valerio di Malta, esponente di una importante famiglia del paese che in quel frangente ricopriva le cariche, a titolo gratuito, anche di commissario prefettizio di Cleto e Serra.
Il periodo in questione era caratterizzato da una situazione in cui si sentivano ancora forti le conseguenze del sisma del 1905, e durante la quale «buona parte della vita comunale era dominata dal problema della distribuzione degli oneri fiscali su una base sociale che appariva in grave difficoltà», come dimostrarono nel febbraio del 1921 gli incidenti originati dall’imposizione della tassa sul focatico. In tutti e tre i comuni, le entrate gravavano per la quasi totalità sulla contribuzione fiscale degli abitanti. «In queste condizioni, né per Aiello, né per gli altri comuni del suo hinterland – spiega Cozzetto, docente di storia moderna all’Unical – era pensabile l’attivazione delle procedure che avrebbero loro consentito di beneficiare della politica dei lavori pubblici, condotta in quegli anni sotto la spinta dell’azione ministeriale di Michele Bianchi». E così, a fronte di una avvertita necessità di dotare i centri in questione di importanti opere, soprattutto di carattere igienico, nasce l’idea del progetto politico-amministrativo che Guerresi propone al Ministero dell’Interno. Una idea di accorpamento, che secondo le intenzioni dei promotori avrebbe dovuto presentare, soprattutto, vantaggi notevoli in termini di solidità finanziaria degli enti.
«I comuni che propongo di unificare – scriveva Guerresi nella relazione al Ministero – hanno identità di costumi, di sentimenti e di tradizioni. Hanno, altresì, comunità di interessi e rapporti economici. La produzione di detti comuni, prevalentemente agricola ha un unico sbocco sul mercato di Aiello ove, peraltro, risiedono i maggiori proprietari di Cleto e Serra. Tutti e tre i paesi hanno, poi, unico scalo ferroviario sulla litoranea tirrenica: Serra Aiello. I rapporti tra gli abitanti di Cleto e Serra con quelli di Aiello, capoluogo di mandamento, sono frequenti. Per il disbrigo di affari, non esclusi quelli legali, per i rifornimenti all’ingrosso, per tutto quanto possa occorrere gli abitanti di Cleto e Serra sono da tempo immemorabile abituati a recarsi in Aiello. Sono, peraltro, essi favoriti dalle comode rotabili che allacciano fra di loro i paesi summenzionati ed, altresì, da numerose vie di campagna, vicinali e mulattiere che abbreviano notevolmente la distanza che separa ciascun comune da Aiello».
Oltre al quadro socioeconomico, il prefetto forniva dati su territorio e abitanti (per Aiello 4184 abitanti per un territorio di 3787 ettari; per Serra 708 ab. e 380 ettari; e per Cleto, 2174 ab. e 1922 ettari), e aggiungeva anche la proposta di distaccare dal territorio di Amantea un territorio di circa 86 ettari, che avrebbero portato i confini occidentali del nuovo comune sino al mare, soddisfacendo, fa notare Cozzetto, «una millenaria aspirazione della comunità aiellese: ampliare il territorio del nuovo comune, fino ad offrirgli uno sbocco diretto sul Tirreno, superando la storica, ma scomoda e talvolta conflittuale, mediazione di Amantea». «Questo comune, peraltro – chiariva Guerresi – sarebbe presto compensato di tale perdita in quanto con prossimo rapporto mi riservo di proporre l’aggregazione ad Amantea del comune di S. Pietro in Amantea, che ha una popolazione di 1.519 abit. e una estensione di ettari 108,3».
«Come era intrinseco alla natura autoritaria del regime – scrivono Massimiliano e Fausto Cozzetto, nello studio pubblicato nei quaderni della Deputazione di Storia Patria per la Calabria -, il progetto “Aiello Calabro” venne portato avanti senza alcun reale dibattito tra le popolazioni interessate. Uscito dalla mente di Guerresi e di Malta, esso venne sottoposto per un parere ai vertici amministrativi dei tre comuni che, coincidendo nella figura di di Malta, si espressero favorevolmente». Secondo Guerresi, addirittura, il progetto era stato accolto “entusiasticamente” dalle sezioni del fascio di Aiello e Serra, mentre quello di Cleto aveva fatto pervenire un ordine del giorno contrario che il prefetto liquidava «ispirato alle vedute di poche persone cointeressate a non perdere il dominio» e che invece le aspirazioni di quella popolazione vedessero «nell’aggregazione ad Aiello l’inizio della tranquillità e della pacificazione».
In realtà, l’unificazione dei tre comuni nella nuova Aiello di cui fu nominato commissario prima e podestà dopo lo stesso di Malta, non ebbe il successo che si aspettava il ceto politico fascista. Anzi, con la grande crisi del ’29, e per altre disposizioni governative sul piano amministrativo, la situazione finanziaria del nuovo comune non migliora affatto. Né sarà possibile assumere mutui per opere pubbliche, eccetto che per una sola occasione per il pareggio del bilancio. In questa temperie, l’esperienza politico-amministrativa si avvia a conclusione. Nel frattempo Guerresi era stato sostituito alla guida della Prefettura cosentina, il Podestà di Malta si era dimesso e veniva rimpiazzato nel ’32 da Attilio Solimena.«Le fondamenta del comune unificato – si legge nella parte conclusiva dello studio – iniziarono a fibrillare, venuto meno il ceto dirigente che lo aveva fortemente sostenuto, e ripresero, ovviamente, forza i gruppi che, a suo tempo, si erano opposti al progetto».