Fogli di libertà. Stampa e Resistenza, 1943-1945

FOGLI DI LIBERTÀ. STAMPA E RESISTENZA, 1943-1945
Milano - A ottant’anni esatti dagli scioperi del marzo 1943, che agitarono il nord Italia e anticiparono la lotta partigiana iniziata dopo l’8 settembre, Istituto nazionale Ferruccio Parri, in collaborazione con Fondazione ISEC e con il contributo di Fondazione Cariplo, porta alla Casa della Memoria di Milano la mostra Fogli di libertà. Stampa e Resistenza, 1943-1945, curata nel 2015 da Giuseppe Vignati e Alberto De Cristofaro.
Al centro dell’esposizione una selezione di fogli periodici, opuscoli e volantini clandestini pubblicati in Lombardia e Piemonte tra il 1943 e il 1945, per ricordare e celebrare la liberazione dal nazifascismo attraverso una particolare forma di resistenza all’oppressione: la rivendicazione della libertà di parola contro ogni censura e spesso a rischio della stessa vita.
La mostra nasce da un’iniziativa di Fondazione ISEC, che nel 2015 ha voluto ricordare l’importanza del fenomeno della stampa clandestina per la diffusione dei valori di libertà e democrazia e restituire – attraverso questo particolare repertorio di fonti – la molteplicità di soggetti che presero parte alla Resistenza: i partiti e i movimenti politici, le formazioni partigiane, i lavoratori e le lavoratrici e le organizzazioni di settore.
L’esposizione in Casa della Memoria ripropone i materiali della mostra originale e li arricchisce con un approfondimento di documenti, volantini, fogli clandestini legati alle lotte nelle fabbriche contro il fascismo e l’occupante nazista.
Insieme alla mostra fisica, sono a disposizione dei visitatori anche i due repertori digitali che raccolgono le testate prodotte tra il 1943 e il 1945, spesso con una periodicità molto discontinua (non a caso Il Ribelle aveva come sottotitolo “Esce come e quando può”): Stampa e Resistenza a cura di Fondazione ISEC e Stampa clandestina a cura di Istituto Nazionale Ferruccio Parri.
L’inaugurazione è prevista per le 18 del 1° marzo. La mostra sarà visitabile gratuitamente dal 2 al 21 dello stesso mese, con visite guidate prenotabili tenute da studenti e studentesse del Liceo Manzoni di Milano, nell’ambito di un PCTO con l’Istituto nazionale Ferruccio Parri.
Il 14 marzo è inoltre previsto un incontro serale per discutere di alcuni modi differenti di raccontare al pubblico gli scioperi del 1943 e 1944.
Inaugurazione, 1 marzo 2023 ore 18.
Programma
Saluti di:
Tommaso Sacchi (Assessore alla Cultura del Comune di Milano)
Jonathan Chiesa (Delegato all’antifascismo e all’attualizzazione della memoria Municipio 9 del Comune di Milano)
Alberto Martinelli (Presidente Comitato di gestione Casa della Memoria)
Alessandro Pollio Salimbeni (Consigliere delegato Fondazione ISEC)
Marilena Adamo (Vicepresidente Istituto nazionale Ferruccio Parri)

Interventi di:
Alberto De Cristofaro (Fondazione ISEC)
Igor Pizzirusso (Istituto nazionale Ferruccio Parri)
Beniamino Cohen (studente del liceo classico Manzoni di Milano)

Coordina:
Sara Zanisi (Istituto nazionale Ferruccio Parri)

Giorni e orari di apertura:
2-21 marzo 2023
mar-dom, 10-17.30; lun chiuso.
Casa della Memoria
Via Federico Confalonieri 14, Milano M5 Isola – M2 Gioia/Garibaldi
tel. 02 88444102 – mail: c.casadellamemoria@comune.milano.it
Ingresso libero e gratuito

Per prenotare visite guidate scrivere a didattica@insmli.it

Alla memoria di Tonnuzzo Capparelli

Alla memoria di Tonnuzzo Capparelli
poesia di Franco Pedatella


Giunge da Roma triste una notizia: 
Tonnuzzo Capparelli è deceduto.
Non v’è ad Aiello pietra del selciato
che non ne pianga l’indole scherzosa. 

Bontà di cuore, animo gentile, 
all’altrui duolo partecipazione, 
forte sentir legami parentali,
spirito d’amicizia a tutti volto.

Lo stil di vita han fatto queste doti
di un uomo sempre pronto al bel sorriso
e l’arte del cucir poi l’ha foggiato
a fare il sarto nella sua bottega,

ereditando l’arte di famiglia,
da piú generazioni tramandata,
che ha portato tanti Capparelli
ad essere maestri del cucito.

Vienmi in aiuto, o Musa, a consegnare
ai posteri il ritratto di quest’uomo
che, qui in paese amato, è poi partito
quando a colpirci venne emigrazione!

Era un  paese, il nostro, di artigiani,
professionisti d’ogni specie e grado.
Coltivavan la terra i contadini 
con competenza e questa frutti sani

e gustosi per la tavola rendeva.
Poi vennero i prodotti a inferior costo. 
Il capitale vinse sul lavoro
ed ebbe inizio l’esodo di massa.

Si spensero le vie, non piú stridore
di sega né un martello batter ferro
o suola o legno s’odon e il silenzio
ogni segnàl di vita involge in spire.

Cosí se n’ va Tonnuzzo Capparelli,
dal pianto dei suoi cari accompagnato,
dei compaesani  che lo conobber lieto,
dal canto degli oranti consolato. 

Con lui scompare un pezzo di paese,
un’ala del motór che lo moveva,
della comunità il segno vivo,
che oprava e producéa gioiosa e sana.

Ma l’eco di sua  voce ancor sentiamo,
quando è l’estate in piazza lo vediamo,
le sue parole ci son familiari,
l’abbraccio col sorriso a noi rimane.


Aiello Calabro, 31 gennaio 2023

In ricordo di Mario Giannuzzi

In ricordo di Mario Giannuzzi 
poesia di Franco Pedatella


Mario Giannuzzi, ricordi il primo ottobre
di quel lontan novecentosessanta,
quando in carrozza andammo su al Telesio,
tu al Liceo ed al Ginnasio io?

Tu avevi la valigia preparata
per stare al Convitto Nazionale;
io solo la cartella quasi vuota
pe ‘l primo giorno di una scuola nuova.

Poi venne l’anno del Diploma ambíto,
Licenza Liceale sospirata.
Per l’iscrizione all’Università
guida mi fosti a quella di Messina.

Quivi in comune avemmo stanza e cibo
e qualche libro e le ore di lavoro:
studio complesso di letteratura,
di versi, storia e lingue del passato.

Questo lavoro lungo e impegnativo
teneva noi per mesi concentrati
per sostenere esami faticosi
a fin di viaggio in treno e sul traghetto,

ed alla fin ci rese professori  
bene istruiti a compier la missione  
di preparare i giovani alla vita 
fornendo conoscenze e formazione.

Insegnavàm com’ Ėttor fu travolto
anzi le mura d’Ilio e Odisseo
il piano escogitò di distruzione
di Troia e fe’ poi ad Itaca ritorno,

e come Enea tradusse i suoi compagni
nella città ond’ ebbe l’alba Roma,
che al mondo diè il più grande impero antico
fondendo civiltà, costumi e lingue.

Poi il tempo fu dei Corsi Abilitanti.
A Paola ti portavo la mattina.
Fummo cosí  abilitati a pieno,
tu in Italiano, giuns’ io Greco e Latino.

Tu fosti eccellente professore
nel circondario prima e poi ad Aiello
per numerosi anni di carriera
ed alla fine fosti Dirigente.

Le scelte in politica ci scissero:
tu ti legasti al ceppo di famiglia
democristiana, io fui di Sinistra,
ma noi tenne affiatati l’amicizia.

E poi gli scherzi innanzi al parapetto
di fronte al bar di Peppe Nicastro,
le accese discussioni quotidiane
sulla Juventus, politica ed eventi

locali, nazionali, culturali,
in cui passion mostravi e conoscenza 
e gli interlocutori fronteggiavi  
e non ti davi mai inerme e vinto!

Se l’argomento della discussione
il calcio era e il tifo juventino,
al fianco t’era Pietro Pucci a dire
di Mattrel, Charles, Boniperti e Sivori.

Udía contento tutto dalla Posta
Tonino Riggio dietro il suo bancone.
Mastr’Ugo abbandonava il suo cliente
ad opera incompiuta e insaponato

e usciva dal salone in fretta in fretta
e s’affacciava in Piazza a dar manforte
con Gaspare Pagnotta, anch’egli uscito
dal suo negozio, u’ Pina avéa lasciato.

Ti s’opponéan nel tifo i falegnami
Settuzzo e Guido che, chiusa bottega,
l’Inter veníano in Piazza a sostenere
di Helenio Herrera che il “catenaccio” féa.

Ore cosí di socializzazione 
passavan della vita del paese,
quand’erano abitate ancor le case
e a mezzodí  spargéasi odór di sugo.

La gente s’affacciava alle finestre
o dai negozi e bar partecipava
a queste discussioni che ogni giorno
la vita animavan del paese.

Altri gruppetti lungo il parapetto
o innanzi al Dazio o a piè del Municipio
pettegolezzi féano quotidiani 
o pregustavan l’ora della cena.

Or questo giorno nero ti sottrae
a quei che t’han voluto sempre bene,
che mai l’affetto dimenticheranno
che t’han donato e in cuor tuo ricambiasti.

Le sacre Moire di cultura antica
ti sian compagne in questo viaggio estremo
e il canto lor funereo muti nota,
novella annunciando primavera.

Piange La Praca, geme San Giuliano;
dei giuochi tuoi vivaci di bambino
di mastro Settimio la bottega,
ove il martèl batteva, ancor risuona;

ed il negozio ‘e Za Mariuzza ‘e Mariu
non piú partir ti vede la mattina
per far ritorno a scuola ed al Convitto 
dopo i gioiosi giorni di vacanza.


Aiello Calabro, 31 gennaio 2023

L’architettura di Auschwitz

L’architettura di Auschwitz - conferenza per il giorno della memoria
lunedì 23 gennaio 2023, ore 15

Rileggere criticamente l’architettura di Auschwitz-Birkenau è il tema della conferenza che l’Università Iuav di Venezia organizza in collaborazione con il coordinamento cittadino per il Giorno della Memoria 2023 del Comune di Venezia e sotto l’egida della sede italiana del Consiglio d’Europa.
Auschwitz rappresenta un unicum nell’immane geografia dei siti di distruzione di massa istituiti dal regime nazista in Europa. Il campo di sterminio di Auschwitz II – Birkenau, in particolare, è l’esito di un progetto complesso, che ha definito l’architettura dei suoi edifici tragicamente più rilevanti. Nonostante la sbrigativa demolizione dei complessi di sterminio per mano dei nazisti nel gennaio 1945, le fotografie del loro aspetto originale insieme alla consistenza delle rovine e delle impronte che hanno lasciato nella profondità del terreno, testimoniano di una componente che rende l’identità specifica di questi oggetti non riducibile a ragioni unicamente tecnologiche e funzionali. Questi complessi, la cosiddetta Zentral Sauna e altri edifici del campo erano infatti accomunati da forme e da un linguaggio che richiamavano i caratteri di una ‘architettura civile’, che sembra rappresentare il drammatico paradosso dello scopo che presiede al loro stesso progetto.
Oggi le rovine di Birkenau lasciano aperte, tra le altre, questioni che hanno un’immediata attinenza disciplinare: la forma architettonica è di per sé incolpevole, oppure è sempre l’esito di un atto politico? Questi edifici erano solo delle atroci ‘scenografie’ realizzate per dissimulare ciò che avveniva al loro interno, oppure riflettevano l’ideologia distruttiva che le ha prodotte?
Rileggere criticamente ciò che resta di Auschwitz dall’interno della sua architettura non può tuttavia essere un modo per fornire risposte univoche e definitive, tentando di tracciare l’ambiguo perimetro di una presunta ‘architettura nazista’. Significa riproporre la questione della responsabilità e dei doveri etici dell’architetto di fronte a questo estremo simbolo della Shoah: luogo dell’azzeramento e della perdita di ogni conquista culturale, della capacità stessa di pensare e, in ultima analisi, della fine della Storia e della civiltà umana.
La conferenza sarà tenuta da Guido Morpurgo, docente Iuav di Architettura degli interni e allestimento, lunedì 23 gennaio alle ore 15 nell’aula magna Iuav e sarà visibile anche in diretta streaming.

23 dicembre 1961, la tragedia della Fiumarella

Video del 22 dicembre 2011
"Era il 23 dicembre 1961, un convoglio, costituito da una motrice e da un rimorchio, delle Ferrovie Calabro Lucane (ora Ferrovie della Calabria, una linea ferroviaria a scartamento ridotto costruita nel 1926 che collega Cosenza a Catanzaro) partito alle 6,15 dalla stazione di Soveria Mannelli, all'uscita di una galleria che precede il ponte sul torrente Fiumarella, alle porte di Catanzaro, deraglia, rompendo il gancio di trazione il rimorchio precipita dal ponte sul greto del fiume, dopo un salto di oltre 40 metri.
Muoiono 71 passeggeri, molti dei quali studenti che si recavano in città per l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie".

QUI il servizio della RAI Calabria del 17 dicembre 2022