Progetto 2000 al Salone del Libro di Torino

Da giovedì 18 maggio a lunedì 22 maggio 2023 nello stand della regione Calabria – Padiglione Oval – W174 – X173 Editoriale Progetto 2000 sarà presente con i suoi libri e due proposte.

Ogni anno il titolo del Salone del libro di Torino, ci interroga su quali testi portare all’attenzione dei lettori che visitano lo stand della Regione Calabria. E annualmente cerchiamo di essere in linea con quanto gli organizzatori torinesi propongono. Per i 35 anni del Salone, è stato scelto Attraverso lo specchio, per capire l’appena ieri e trovare nuove modalità per incamminarsi verso il futuro.

La scelta operata dalla casa editrice Progetto 2000 di Cosenza, è stata quasi obbligata, ricordare quello che 80 anni fa i nostri padri hanno vissuto sulla loro pelle: la guerra, l’odio, l’internamento e i bombardamenti. 

Editoriale Progetto 2000 sarà a Torino con due proposte davvero significative: l’anteprima nazionale dello spettacolo teatrale Nina. Guten Morgen Ferramonti, liberamente tratto dal libro di Nina Weskler, Con la gente di Ferramonti. Mille giorni di una giovane ebrea in un campo di concentramento e poi il saggio reportage di Roberta Fortino, 1943 Cosenza bombardata …e la morte attivò dal cielo, sui bombardamenti che hanno interessato la città di Cosenza nella primavera-estate del 1943. Non dimenticare il nostro appena ieri è un imperativo.

Nina. Guten Morgen Ferramonti Spettacolo teatrale con l’attrice Lara Chiellino e la regia di Dora Ricca Sabato 20 maggio 2023 – ore 20,00 – in anteprima nazionale

L’adattamento teatrale, come il racconto da cui è tratto, si sviluppa su un lungo periodo. Nina Weksler scrive durante la prigionia e dopo la liberazione testimoniando con generosità di questo periodo della propria vita. Nina nel 1941 a Milano, fu arrestata dalla polizia fascista e destinata al campo di concentramento più grande d’Italia: Ferramonti di Tarsia. Nel passaggio dal racconto scritto alla scena, i molti dettagli della storia si trasformano in emozioni, sguardi, parole, gesti e azioni dell’unica attrice in scena che ci lascia vedere e intravedere, una moltitudine umana dei tanti internati, portatori di costumi, lingue, culture e professioni diverse.  Questo mondo ebraico disperso da secoli di storia europea, per un progetto infame della storia recente, si è visto ricongiungersi in questo sperduto lembo di terra di Calabria. Accanto a questi ritratti si descrivono con poesia e malinconia il rapporto con il territorio, sia paesaggistico che culturale, in un’esperienza unica, e indimenticabile per gli oltre 2.000 internati, che si sono salvati grazie a questo internamento così geograficamente lontano dai campi nazisti di sterminio, come: Dachau, Auschwitz, Berghen-Belsen, Buchenwald.

«…nessuno ci maltrattava, al contrario. Gli italiani nemici o non, sono sempre umani. Si chiamava sì, campo di concentramento, era circondato da filo spinato, ma solo dopo molti anni dovevo sapere, capire esattamente che cosa fosse questo Ferramonti, è vero eravamo prigionieri, privati della nostra libertà e la prigionia non è facile, e nemmeno la vita collettiva forzata. Ma non soltanto nessuno veniva ucciso, qui, come succedeva nei campi di concentramento dei nazisti, …nessun sadismo, nessun odio, nessuna crudeltà imperavano qui». 

1943 COSENZA BOMBARDATA…e la morte arrivò dal cielo
saggio-reportage di Roberta Fortino
Domenica 21 maggio 2023 – ore 15,45 

Nella storia recente di Cosenza, non c’è data come quella di lunedì 12 aprile 1943 che possa raccontare un episodio più drammatico; nessun cosentino avrebbe mai pensato che in un giorno di primavera dal cielo piovessero bombe e morte. Nessuno fu risparmiato, dai più piccoli agli anziani, ai negozianti, agli artigiani a quelli che lavorando alle ferrovie, erano tutti intenti a trasportare le persone dalla città capoluogo ai vari paesi che fanno da corona a Cosenza. Per i cosentini in quell’estate 1943 allontanarsi dalla città fu l’unica via di scampo, cercando un rifugio nei paesi circostanti, tra parenti e amici. Le bombe e la morte fecero scappare tutti; anche gli oggetti più sacri e venerati presero la via di un rifugio sicuro: la venerata icona della Madonna del Pilerio fu portata a Pietrafitta dai frati minori e il miracoloso Crocifisso della Riforma fu messo in salvo dall’incendio che distrusse quasi tutto della chiesa e del convento dei cappuccini, portato a piedi e in spalla da padre Daniele Gil, nel santuario della Madonna della catena a Laurignano. Anche la preziosa Stauroteca fu messa in salvo e, per paura delle distruzioni e delle ruberie, di nascosto fu portata a Roma e custodita nei Musei Vaticani.

L’autrice di questo volume, da bambina, trovò nei pressi della sua abitazione a Donnici, un proiettile inesploso con cui si mise a giocherellare e solo l’intervento di uno zio che le tolse di mano l’ordigno e la pietra con cui stava cercando di aprirlo, ha evitato il peggio. Le bombe lanciate e non esplose, degradano molto lentamente, rimanendo attive per decenni; purtroppo continuiamo a convivere con un passato, a volte tragicamente presente, una vera discarica bellica sotto i nostri piedi: vengono rinvenuti ogni anno 50 mila ordigni inesplosi. Dovremmo far nostro il preambolo dello Statuto dell’Onu che recita: «Salvare le future generazioni dal flagello della guerra».

Giovanna Zangrandi, la nuova edizione de “I giorni veri. Diario della Resistenza”

Scrittrice, alpinista, sciatrice e partigiana, Giovanna Zangrandi è una donna sui sentieri della storia, la cui vita è stata spesa per la libertà. Nel libro, ripubblicato da Ponte alle Grazie e Cai, il racconto intimo e profondo in cui rielabora le annotazioni e i ricordi del periodo tra il 1943 e il 1945.

Milano, 4 maggio 2023
Una testimonianza partigiana da recuperare per ricordare le grandi figure femminili della Resistenza: questo è il cuore de I giorni veri. Diario della Resistenza di Giovanna Zangrandi, pubblicato per la prima volta nel 1963, la cui nuova edizione è appena uscita per la collana di narrativa “Passi” di Ponte alle Grazie e Club alpino italiano.

Le vicende raccontate
Cresciuta a Bologna ma fuggita giovanissima in Cadore, dove arrampica e scia con audacia, Giovanna Zangrandi da insegnante di scienze naturali diventa staffetta partigiana nel giro di pochi giorni. La sua vita ha infatti una svolta improvvisa con l’armistizio dell’8 settembre del 1943. Colta dall’urgenza di partecipare alla lotta di Liberazione, si unisce alla brigata Pietro Calvi e diventa un tassello fondamentale nel trasporto di informazioni, armi e documenti nella zona di Cortina. Vive per quasi due anni nascosta nei boschi e tra le rocce, nelle cucine amiche e nei fienili.
Quasi vent’anni dopo, cimentandosi nella stesura de I Giorni veri, traccia un diario intimo e profondo in cui rielabora le annotazioni e i ricordi del periodo tra il 1943 e il 1945. È una Resistenza vista nella sua dimensione quotidiana, tra spericolate discese con gli sci e lunghe corse in bicicletta. La montagna è un luogo conosciuto, che Giovanna attraversa senza enfasi, ma con la stessa riconoscenza che si riserva a una famiglia amata. Pur restando fedele ai fatti, la sua scrittura ha slanci nel fantastico, e rivela una capacità quasi espressionistica nel descrivere quello che ha definito “povero Risorgimento”, dove la povertà, il nulla e la solitudine si affiancano a un coraggio fisico e spirituale di rara fattura.
«Vorrei che dalla crudezza pulita della realtà uscisse una testimonianza e una moralità che molti miei contemporanei oggi o rinnegano o soffocano nell’adipe dei vari miracoli economici, e che molti giovani non sanno», sono le parole di Giovanna Zangrandi riportate nella quarta di copertina del libro.

Il saggio introduttivo di Benedetta Tobagi
Questa nuova edizione de I giorni veri si apre con un saggio introduttivo di Benedetta Tobagi, che presenta la vita di Giovanna Zangrandi come una continua ricerca interiore di sé stessa, anche tramite l’assunzione di uno pseudonimo, Anna, nome di dell’autrice durante la Resistenza.
E mentre Anna fa la sua parte, Giovanna scrive, riempiendo quaderni che a un certo punto dovrà sotterrare a 1700 metri, sotto le cime delle Marmarole, nelle Dolomiti orientali, e che recupererà solo a guerra finita. Quei quaderni saranno la materia prima a partire dalla quale Zangrandi ricostruirà la storia di Anna e dei suoi “giorni veri”. Veri non solo perché veramente vissuti, ma anche perché della Resistenza l’autrice restituisce un’immagine viva, diretta, tutt’altro che retorica, espressa in una scrittura di grande modernità.

I giorni veri. Diario della Resistenza (162 pagine) è acquistabile in libreria a un prezzo di 16 euro. I soci del Cai lo potranno trovare a un prezzo scontato su store.cai.it

Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi, pseudonimo di Alma Bevilacqua, nasce a Galliera, in provincia di Bologna, e dopo la laurea in Chimica si trasferisce a Cortina, dove insegna, scrive sui giornali locali, arrampica e fa la maestra di sci. In seguito agli eventi dell’8 settembre entra nella brigata Pietro Calvi. Dopo l’impegno nella Resistenza, si dedica maggiormente alla scrittura. Negli anni Cinquanta collabora con L’Unità, Gioia, Epoca, Amica, La Nazione, Noi donne. Nel 1954 pubblica con Mondadori I Brusaz, che vince il premio Grazia Deledda, nel 1959 Il campo rosso (Premio Bagutta) e nel 1963 I giorni veri (Premio Resistenza-Venezia). Nel 1946 costruisce il Rifugio Antelao, che diventa in seguito proprietà del Cai. Scomparsa nel 1988, l’autrice è sepolta a Galliera, il suo piccolo paese natale in provincia di Bologna.

‘Montagna si scrive stampatello’, un romanzo per ragazzi di Davide Longo

Milano, 2 maggio 2023
A Davide piacciono i documentari, Costanza della 3a B e le parole che brillano. Detesta arrivare in ritardo, le cabinovie, ma soprattutto le aquile, che in montagna possono gettarsi in picchiata dall’alto e strapparti i capelli – così dice. Davide si fa mille domande e ce la mette tutta per capire gli adulti, ma a volte proprio non ci riesce. Papà si è fatto una nuova famiglia, i nonni litigano come cane e gatto e la mamma… be’, lei è mitica, ma ha sempredelle idee un po’ strampalate. Come questa gita in montagna, un trekking musicale di cinque giorni, sulle Dolomiti.

Un viaggio emozionante alla scoperta della natura
Davide e la sua mamma sono i protagonisti di Montagna si scrive stampatello, l’esordio nella letteratura per ragazzi di Davide Longo, appena uscito per la collana “I caprioli” di Salani Editore e Club alpino italiano.

Il romanzo, arricchito dalle illustrazioni di Isabella Grott, racconta un viaggio emozionante alla scoperta della natura per ritrovarsi, uno di quei viaggi che cambiano la vita. Immersi nei mutevoli paesaggi di alcune delle montagne più belle della terra, mamma e figlio impareranno a cogliere sfide apparentemente impossibili: quelle grandi che cambiano il modo di vedere il mondo e quelle piccole che cambiano noi e chi ci sta intorno.

«È il cielo più grande che ho visto, questo che abbiamo sulla testa. Quello sopra il balcone di casa nostra in confronto è un tovagliolo e quello sopra casa dei nonni appena un foglietto», sono le parole del piccolo Davide riportate nella quarta di copertina del libro. «Fa freddo, anche se c’è il sole, ma questo è naturale: come si fa a riscaldare un cielo così grande? È una questione di metratura. Sono cose geometriche e di calore che la mamma mi ha spiegato».

Da una delle voci più interessanti del nostro panorama letterario, un racconto sul tempo che ci concediamo, per imparare come si affrontano le salite e come mollare il freno in discesa, assaporando la leggerezza del lasciarsi andare. Un dialogo profondo e divertente tra genitore e figlio che mette in luce tutte le complesse sfumature che colorano la crescita.

Montagna si scrive stampatello (144 pagine) è acquistabile in libreria a un prezzo di 14,90 euro. Per i soci Cai sarà disponibile a un prezzo scontato su store.cai.it

Davide Longo nasce a Carmagnola nel 1971. Nel 2001 pubblica il suo primo romanzo. Nel 2014 ha inizio la serie detective di successo che ha come protagonisti Arcadipane e Bramard, pubblicata da Einaudi. Del 2017 è la sceneggiatura per il film Il Mangiatore di Pietre interpretato da Luigi Lo Cascio. Vive a Torino e, quando può, nella sua casa di montagna in Valle Varaita. Da tempo insegna scrittura alla Scuola Holden. I suoi libri sono tradotti e pubblicati in molti paesi.

Giornata mondiale del libro 2023

Nell’aprile del 1985, eravamo in gita d’istruzione a Barcellona, con la quinta liceo scientifico di Amantea. La sera del 23, osservavo che anche a tardissima ora, c’erano ragazzi che suonavano ai citofoni dei palazzi con una rosa ed un libro in mano. Non ci feci caso più di tanto, pensando solo qualcosa tipo “mmah, come sono bizzarri questi catalani“.
Anni dopo, lo scrivente ignorantone, venne a sapere che era una festa nata diversi decenni prima, fissata nel giorno in cui si festeggia il patrono della Catalogna, San Giorgio, per ricordare tre grandi della letteratura mondiale passati a miglior vita proprio il 23 aprile del 1616, ovvero Cervantes, Shakespeare e Garcilaso de La Vega.
Poi l’Unesco istituì questa giornata per tutti a partire dal 1995.
Buona festa del libro!

Un libro tira l’altro, con Angelica Artemisia Pedatella