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La Biblioteca civica che fine ha fatto?

La Biblioteca Civica, istituita dalla precedente Amministrazione comunale, è caduta da troppo tempo nel dimenticatoio.

A lamentarsi dello stallo intellettuale che impera attualmente in paese sono oramai tanti aiellesi che avrebbero sperato e voluto un maggiore impegno del locale governo cittadino sul fronte delle attività culturali. Purtroppo così non è stato. Almeno sino ad ora, dopo quasi tre-anni-tre di consiliatura.

E così, il prossimo 23 aprile, data in cui si celebrerà in tutto il mondo la tredicesima Giornata Mondiale del Libro, promossa dall’Unesco, sarà una data senza alcun significato, come tante altre. Sì, perché la Biblioteca civica – allocata nei locali dell’ex Convento degli Osservanti -, resterà ancora chiusa. Eppure, era stata istituita con tanto entusiasmo. A fine 2003 era stato approvato dal Consiglio comunale il Regolamento di gestione; era stata inoltre dotata di scaffalatura, tavoli per la sala lettura, computer, programmi per la catalogazione. Poi, come capita spesso alle nostre latitudini, per un motivo o per un altro, quanto di buono si è fatto, viene buttato alle ortiche.

Non osiamo immaginare in quale condizione di abbandono saranno quei libri (più di un migliaio), a suo tempo affidati al comune in comodato d’uso gratuito da alcuni benefattori sulla base di una consolidata fiducia verso chi si è occupato – quotidianamente – di promuovere la cultura e la memoria storica nella comunità.

A Sorrento in mostra l’Erbario essiccato del calabrese Domenico Coscarelli da Lago (Cs)

IL “PICCIOLO Erbario” di Domenico Coscarelli del 1804 è un esemplare unico di manoscritto, che raccoglie e descrive centinaia di specie del regno vegetale, attualmente in esposizione al Museo Correale di Sorrento sino al 31 maggio prossimo.
La mostra bibliografica si compone di pannelli e gigantografie dell’Erbario sui quali sono riprodotti – oltre alle erbe essiccate, le virtù curative e i luoghi in cui esse crescono – anche degli acquerelli che rendono l’opera unica nel suo genere, con alcune scene campestri, galanti, e in particolare quelle di caccia o di inseguimenti di animali. Forse non un vero e proprio erbario con pretese scientifiche, ma certamente un importante documento iconografico sulla vita tra il Settecento e l’Ottocento.
L’autore, come dichiara egli stesso sul frontespizio dell’opera e come peraltro risulta dai registri comunali, era nato il 29 giugno 1772 a Lago (Cs), “Terra di Calabria Citra”, da Mario (o Carlo) e da Diana Scanga. Coscarelli, che fu Portabandiera del Reggimento Principessa Reale al servizio di S. M. Ferdinando IV Re di Napoli, in stanza a Capua, non era un vero e proprio addetto ai lavori, ma più semplicemente “un appassionato naturalista”, come lo definisce Mario Russo nella premessa del Catalogo a colori della mostra, pubblicato da Nicola Longobardi Editore di Castellammare di Stabia, con il contributo della Giunta Regionale della Campania – Settore Musei e Biblioteche. Secondo il curatore, il sottoufficiale borbonico aveva “tra i suoi molteplici interessi, anche quello di raccogliere ed essiccare erbe” e di “attingere, principalmente dalla cultura popolare tradizionale, informazioni sulle loro qualità medicinali”.

“Indubbiamente – dice Russo – l’opera del Coscarelli rientra, come la maggior parte degli erbari realizzati fino alla fine del secolo XIX, tra quelli che hanno esclusivamente carattere personale ad uso dello studioso stesso che lo forma per i suoi studi e per i confronti”. Tuttavia, non è da “escludere del tutto – aggiunge – che egli sia stato in contatto con i naturalisti napoletani del suo tempo o che fosse un frequentatore del loro ambiente”.

All'anima del Toro, una originale mostra di Leofilm

SI CHIAMA “Arles 2006 – All’Anima del Toro” ed è una singolare mostra fotografica dell’artista Leo Antoniello (in arte Leofilm) che racconta, attraverso scatti d’autore, emozionanti e coinvolgenti corride serali in una Arena Romana nel sud della Francia. Una mostra di fotografie dedicate alla corrida di Arles (Provenza) dove i tori non vengono uccisi, ma insieme ai ragazzi-toreri, al pubblico e ai turisti, condividono lo spirito di libertà e gli spazi selvaggi e naturali della Camargue.

Leofilm – che è stato l’autore di una mostra di successo sul Buddha tenutasi ad Aiello Calabro nell’estate dello scorso anno – ha scattato le foto nell’Arena sperimentando in prima persona i momenti magici dell’esibizione del toro e della sua corsa sfrenata che in pochi minuti riesce a trasmettere una intensa emozione che è forza e paura insieme.

Le fotografie realizzate – esposte dal 28 Marzo al 26 Aprile 2007 nei locali di Palazzo Litta in Corso Magenta a Milano – costituiscono non solo una peculiare documentazione, ma soprattutto sono un’essenza astratta di emozioni ricevute, vissute in prima persona e trasmesse dai tori, dai toreri, dagli spettatori. Un racconto delle emozioni dei Tori nei momenti diversi della corrida, delle espressioni e delle trasformazioni simboliche dei Tori in attimi intensi e nella velocità del movimento.

La mostra vuole anche essere un omaggio dell’artista alla terra di Camargue e alle sue tradizioni. Una di queste, particolarmente viva e tratto distintivo della cultura del delta del Rodano, è appunto la corsa camarghese, che affonda le sue radici nell’antichità. Il toro – in questo caso parliamo di quello della Camargue, dalle corna a forma di lira, più piccolo del suo cugino iberico – è il protagonista assoluto del gioco. Qui però, rispetto alla Corrida spagnola, lo spettacolo non è violento e non termina con la morte dell’animale. La posta in gioco consiste semplicemente nel togliere degli elementi fissati alle corna del toro.

Disagi alle Poste

Portalettere che vanno e che vengono. Il tempo di imparare a chi e dove recapitare la posta che vengono trasferiti in altre località. Così può capitare che una lettera, un vaglia o una semplice cartolina che aspettavi da chissà quanto tempo, magari è in giacenza da più giorni, in attesa che il nuovo postino inizi lentamente a farsi una idea esatta delle vie e viuzze del centro storico o delle numerose frazioni.
Tale situazione della distribuzione della posta, che permane oramai da più tempo, ha creato non pochi malumori tra gli utenti della cittadina tirrenica. E ha convinto il primo cittadino Gaspare Perri a lamentarsi con il responsabile del Recapito di Poste Italiane di Cosenza e con il Direttore delle Poste di via Vittorio Veneto della città bruzia.
“Con la presente nota – scrive il sindaco in un telegramma – porto a conoscenza delle signorie loro che da oltre dieci giorni il centro urbano di Aiello Calabro è sprovvisto di portalettere. Data l’importanza del servizio – aggiunge Perri – pregasi provvedere, ognuno per la propria competenza, con cortese sollecitudine onde evitare gravi disagi a questo Ente ed alla popolazione tutta”.

Il trovatello Arturo/Power

AIELLO CALABRO – Dopo ben due anni dalla scomparsa, quando aveva perduto ogni speranza, una signora di Roma ritrova il suo cane in Calabria. La storia da “chi l’ha visto”, in versione canina con lieto fine – che ci è stata appena raccontata -, inizia in una brutta giornata di pioggia quando Power (questo il nome del meticcio, un incrocio tra un pastore tedesco ed un labrador) si allontana da casa sulle tracce della sua inseparabile padrona che era dovuta partire per qualche tempo. Le strade di Roma sono tante e Power finisce per perdersi. Per fortuna incontra Vincenzo, un ragazzo calabrese, che lo nota spaesato e infreddolito nei pressi di un centro sportivo dove lavora dalle parti di Roma sud. Tra i due nasce subito una grande amicizia. Vincenzo però sa che il cane di grossa taglia – che porta un collare bordeaux con le borchie ottonate – si è smarrito e che i suoi proprietari lo stanno certamente cercando. Comincia a chiedere in giro, ma per diverse ragioni, le ricerche, da una parte e dall’altra (è stato persino dato l’annuncio dello smarrimento durante una rubrica televisiva di “Buona Domenica” condotta da Enrica Bonaccorti), rimarranno senza alcun sito. Così Vincenzo decide di adottare Power che ribattezza Arturo. Ma il giovane e la sua compagna Federica, lavorano tutto il giorno e il grosso cane – nonostante abbia a disposizione un bel giardino – soffre la solitudine delle lunghe giornate romane. Dopo un po’, anche se a malincuore, arriva la decisione di portarlo giù in Calabria, dove vivrà in campagna dalla famiglia della sorella di Vincenzo. Qui, nella nuova residenza, il meticcio marrone – a cui tutti si affezionano, specialmente la piccola Sabrina – mette su famiglia con tanto di piccoli al seguito. In fondo al cuore, però, forse non ha mai dimenticato la sua prima padrona Anna. Forse un giorno potrà rivederla. Chissà. Il desiderio di Arturo comincia ad avverarsi nel mese di marzo scorso. L’occasione è il compleanno di Vincenzo. Giada, sua cognata, gli compone al computer un biglietto di auguri con le foto dei familiari e di Arturo. È soddisfatta del piccolo lavoro, così lo stampa e, prima di darlo al festeggiato, lo mostra ad una collega che si chiama Dora, la quale, neanche a farlo apposta, è la figlia della signora Anna, la proprietaria di Power/Arturo. In breve tempo si organizza la trasferta in Calabria. Dora, prima di annunciare la bella notizia del ritrovamento alla madre, vuole essere certa che si tratti davvero del loro cane. L’epilogo è di quelli strappalacrime. Carezze, baci, salti di gioia. Poi, il viaggio di ritorno verso Roma e l’incontro con la ignara signora Anna. Immaginatevi la immensa gioia della signora romana per aver ritrovato il suo cucciolone Power. Una volta tanto, tra i tanti, troppi episodi di abbandoni di animali che si sentono in giro, una bella storia di Pasqua che si conclude nel migliore dei modi.